Candidabile al sacerdozio è per Roma il maschio esaltato e da esaltare in tutta la sua anticristica decadenza. I frutti malati, esalanti furore, rabbia e fiele, scambiati per primizie, fiori scelti.
«L’egoismo e la parzialità sono qualità molto vili e disumane, anche nelle cose di questo mondo; ma nelle dottrine della religione sono di natura ancor più vile. E questo è il male più grande che abbia prodotto la divisione della Chiesa: essa fa nascere in ogni comunità un’ortodossia egoistica e parziale che consiste nel difendere coraggiosamente ciò che essa ha e nel condannare tutto ciò che essa non ha. E così ogni loro campione viene allenato alla difesa della loro verità, della loro dottrina e della loro Chiesa e ha il massimo merito e il massimo onore solo colui che apprezza e difende tutto nella sua comunità, e non tralascia di criticare nulla in tutti coloro che appartengono a una comunità diversa. Orbene, difensori come questi non fanno forse un gran danno alla verità, alla bontà, all’unione e alla religione? (…) Se chiedete perché anche i migliori tra i cattolici sono molto schivi dal confessare la validità degli ordini della nostra Chiesa, ciò avviene perché hanno paura di rimuovere dalla Riforma ogni odiosità. Se chiedete perché nessun protestante sfiora mai l’argomento del beneficio o della necessità del celibato per coloro che si sono staccati dalle cose del mondo e predicano il Vangelo, ciò avviene perché far questo sembrerebbe un voler sminuire l’errore cattolico di non ammettere il matrimonio per il suo clero. Se chiedete perché anche i più degni e pii fra gli ecclesiastici della Chiesa anglicana temono di affermare la sufficienza della Luce divina, la necessità di cercare solo la guida e l’ispirazione dello Spirito Santo, ciò avviene perché i quaccheri che hanno rotto con la Chiesa hanno fatto di questa dottrina la loro pietra angolare. Se noi amassimo la verità come tale, se la ricercassimo per se stessa, se amassimo il prossimo nostro come noi stessi, se con la nostra religione non cercassimo altro che di essere graditi a Dio, se ugualmente desiderassimo la salvezza di tutti gli uomini, se avessimo paura dell’errore solo a causa della sua natura nociva a noi e ai nostri fratelli, allora niente di questo spirito potrebbe trovar posto in noi».
William Law, settecentesco mistico anglicano
«Se le Chiese non prendono sul serio i popoli crocifissi, non sanno di cosa parlano quando fanno prediche sulla croce, sul Cristo crocifisso e sulla Resurrezione. Se non prendiamo in considerazione come fondamentale il problema dei poveri e dei miserabili del mondo, nelle nostre riflessioni e nella nostra pratica cristiana, non salveremo il cristianesimo dal cinismo e ratificheremo la sua irrilevanza storica. L'opzione di Dio per gli emarginati si oppone frontalmente alla logica attuale di esclusione della società mondiale. Dio ha incluso tutti, cominciando dagli "ebrei" di tutti i popoli, ossia dai condannati della terra. (...) Il nostro Dio è un Dio che si è incarnato nella storia e che si è abbassato doppiamente. In quanto Dio che si è fatto uomo e in quanto uomo che si è fatto povero e oppresso, è sceso fino alla condizione più umile per un essere umano. Questo non è l'unico luogo di incontro ma è un luogo privilegiato; se si prescinde da questo, gli altri luoghi di incontro diventano problematici. (...) Certamente molti diranno: siamo così pochi, come possiamo trasformare le relazioni mondiali? Come renderemo vitali le nostre rivoluzioni molecolari? Per questo il cristianesimo ha una parola. Ha una forza segreta nei piccoli, purché siano autentici. Il Messia liberatore è stato definito come "rifugio dell'umanità" (Is 53,3). Ed è stato tramite lui, secondo il credo cristiano, che si è realizzato per noi il senso dell'universo».
Leonardo Boff, ex frate francescano e teologo della liberazione