
Si può amare solo se ci guida un Principio e un Istinto interiore, che noi cristiani chiamiamo Spirito Santo, “senz’altra guida o luce fuor di quella che in cuor mi riluce” osava dire e così vivere san Giovanni della Croce. Lo scisma è davvero quello tra credenti e atei come afferma Benedetto XVI? Ma chi non sarebbe ateo senza il dono della fede? Si legga il versetto cento della decima sura del Corano: “Se Noi volessimo tutti gli uomini crederebbero in Allah, ma Egli non obbliga nessuno a essere credente”. La fede viva, tra me, nulla, e Tu, Tutto, Tu, Essere («il punto focale di ogni persona è Dio… il mio io è Dio, e io non conosco altro io che il mio Dio», queste le parole di santa Caterina da Siena) torna ad esser vittima del peggior sospetto (tabula rasa della e dalla mistica si era fatta almeno duecento anni fa, Molinos non pagò forse le “colpe” che meritava il santo dottore Giovanni della Croce? Li si confronti, Molinos talvolta si rifà espressamente al santo carmelitano), si coniamo con disprezzo termini nuovi, si parla di intimismo (promosso il tradizionale rosario, non promossa la tradizionale preghiera del cuore), e si sospetta sempre, la malafede regna, eppure quale fiducia ha Dio nella nostra libertà mossa e promossa da Lui, che è anzitutto Amore ed insieme e poi Logos: Dio è Amore (su tutto prevale la folgore, scriveva Eraclito), Gesù Cristo è il Logos dell’Amore, Dio umano, Amore “Logico”, schierato a favore degli uomini alle prese con la complessità del reale, Dio che unisce amando, e non separa mercé pensieri identitari.