venerdì 22 febbraio 2008

Nulla salus extra Deum




"Chi può dire — si chiedeva T. Merton negli anni della censura del suo lavoro — con certezza assoluta di ogni altro uomo che Cristo non viva in lui?" Il Concilio Vaticano II non aveva archiviato l'idea che l'appartenenza ad una specifica chiesa, quella cattolica romana, fosse la condizione decisiva per la salvezza? Non privilegiò la coscienza nelle cose dello spirito? Perché umiliare e non incoraggiare? Perché, in sintesi, solo un figlio del papa può dirsi cristiano? «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Romani 3.23). Nessuno ha il monopolio della verità. Faccio interamente mie le parole del monaco benedettino Barros: «Una Chiesa fedele al proprio mandato, non può chiedere per sé nient’altro che essere semplice testimone della Verità scritta eternamente nel nome di Gesù: "Solo Dio salva". Ogni religione, Chiesa, istituzione, gruppo o persona che pretendessero sottrarre a Dio la parola di salvezza per trasformarla in suo proprio monopolio, bestemmierebbe come l’antica Babele e si coprirebbe di ridicolo davanti a Dio. La fede è rivelata in parole umane e conserviamo questo tesoro nei vasi di creta delle nostre religioni».