«La religione non è la verità, perché essa stessa scaturisce da quella qualità vera della vita che mi immette nel viaggio che è la verità. Chi riconosce in Gesù il Cristo è perché dentro di sé ha il parametro del Cristo con cui può riconoscerlo. La religione è un carisma della verità: un profumo e un sapore che promana dalla verità e attira alla verità. Come l’appetito della verità stimolato in me dalla verità, sempre comprendendo la verità come dinamismo e non come merce. L’uomo si rapporta alla verità, come alla vita, attraverso l’esperienza. Io gusto il sapore della mela, lo sento unico, distinto da quello di altri frutti. D’altra parte gusto il sapore unico della mela, perché ho la memoria del sapore degli altri frutti. Carisma è aspetto caratteristico, quindi limitato della verità. Aspetto limitato, ma unico, saporito, profumato; sicché conduce direttamente a comunicare con il cuore della verità, e non a possedere il corpo della verità. Come il bacio di un giovane a una giovane mette in atto la comunione di due cuori, anche se ognuno dei due porta con sé un bagaglio indecifrabile di carattere, tendenze, paure ecc. che resteranno insondabili per tutta la vita. L’uomo che attratto da un carisma pellegrina al cuore della verità, è simile allo scalatore che da questo o da quel ruscello scala la montagna fino alla sorgente da cui i tanti ruscelli si diramano. Giunto alla sorgente può contemplare come l’acqua scorra in multiformi rigagnoli, svolgendo differenti funzioni. In parole semplici: io sono convinto che il Cristianesimo è un vivissimo carisma della verità che, riversato sulla mia esistenza, mi introduce nel cuore della verità. Ascoltando le pulsazioni di quel cuore, io mi dischiudo alle infinite espressioni della verità stessa. Accolto nella verità, io posso circolare libero nelle tante camere della sua casa. Così posso comunicare con il carisma della via buddista. Verrà un giorno in cui potrò perfino gustare il concerto della verità attraverso le sue voci cristiana e buddista. Riverbereranno nella mia vita. Poi, quel riverbero diventerà me; e io diventerò quel riverbero.»
Luciano Mazzocchi